"Non siamo mai così indifesi verso la sofferenza, come nel momento in cui amiamo". Sigmund Freud
Vero, l'amore è un investimento. Investiamo risorse, pensieri, i nostri sentimenti. Siamo, in qualche modo, programmati per amare. Nonostante viviamo nell'epoca dei legami liquidi, per dirla alla Bauman, non è vero che non ci si innamora più, non è vero che la ricerca della vicinanza emotiva sia sparita dal nostro DNA. Il punto sta più nella difficoltà e talvolta nell'incapacità a vivere i legami in modo stabile. In alcune occasioni l'Altro è un bene da consumare, da usare per poi allontanarsi alla ricerca di qualcos'altro: ci troviamo nell'area del consumismo sessuale, del consumismo emotivo e relazionale, del legame liquido. In altre situazioni, i rapporti sono vissuti attivando un sistema di allarme continuo, con la paura di essere traditi, lasciati, ignorati. In quel caso il messaggio a cui il partner non risponde diventa da subito la spia di un allontanamento, di un suo coinvolgimento in altre relazioni. E qui siamo, probabilmente, nell'area della dipendenza affettiva. Altre volte è il sistema agonistico ad essere sempre acceso. Ricordate il film "La guerra dei Roses"? Ecco, talvolta si accendono meccanismi distruttivi come quelli che, nel film, si accendono tra i Roses. Si attivano i sistemi agonistici di entrambi i partner, in forma meno eclatante o in modo diversamente eclatante! Altre volte ancora, il legame è un contratto che il tempo e la lontananza hanno svuotato di senso... Altre volte è un legame fatto di maltrattamenti ed abusi, spesso da parte del partner più forte. Questo legame talvolta si conclude con la morte, con la tragedia inaspettata, o silenziosamente temuta, da familiari e amici e dalla vittima stessa. Altre volte ancora... e qui ognuno potrebbe continuare la frase attingendo alla propria esperienza o a quella dei propri genitori o amici, conoscenti, e la frase potrà anche concludersi "bene". Per quale motivo abbiamo questa spinta a costruire un legame? Di certo il sistema motivazionale sessuale fa la sua parte, ma questo costituisce soltanto una parte della spinta a costruire un legame, tanto che può attivarsi indipendentemente dall'interesse a costruire il legame stesso. Bowlby, uno psicologo e psicoanalista britannico, anni addietro, elaborò quella che oggi è la ben nota teoria dell'attaccamento, secondo la quale tutti abbiamo bisogno di una figura di attaccamento da cui essere confortati se tristi, rassicurati se spaventati. E tutti abbiamo dentro di noi un modello della figura di attaccamento che dipende dalle nostre prime esperienze d'amore. Il nostro modello ci dice cosa aspettarci e cosa meritiamo dall'altro. Le primissime esperienze d'amore e le altre vissute quando la nostra personalità si stava strutturando, accendono un faro e ci indicano una strada. La strada dell'essere vittime dell'abuso, o dell'essere prevaricatori o arrabbiati, dell'essere dipendenti e spaventati, dell'essere amorevoli e sicuri di ricevere affetto e protezione e di poterli fornire. In alcuni casi per amare ed essere amati dobbiamo fare un lavoro su noi stessi per cambiare la direzione del nostro faro.
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AutoreDott.ssa Assunta Giuliano Archivi
Marzo 2022
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