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“Sono sempre in ansia e sono stupido perché non riesco a tirarmene fuori!”

9/10/2019

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L’ansia, tra il fai da te e la cura: credenze da sfatare e tecniche psicoterapeutiche
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E’ di certo esperienza comune a tutti quella di essersi sentiti in ansia in relazione a un qualche evento. Eventi interni (mi gira la testa, cos’avrò?) ed esterni (c’è il temporale, non sono un bravo guidatore, potrei fare un incidente) possono attivare l’ansia. Cosa provo e penso se sono in ansia? Ho un pensiero chiaro (cos’avrò?/farò un incidente), oppure ho un pensiero che faccio fatica a rintracciare, e allora mi chiedo perché mi stia sentendo in ansia; ho inoltre le sensazioni che il corpo sta provando per l’attivazione del sistema nervoso simpatico. Si chiama “simpatico” ma la sua attivazione provoca talvolta sensazioni “antipatiche”, di queste sensazioni mi posso ulteriormente spaventare: tremo, aumenta la sudorazione, sento un nodo allo stomaco, posso sentirmi tutti i muscoli tesi come le corde di un violino. I sintomi dell’ansia sono molti altri ancora: tachicardia, difficoltà a dormire, vertigini, mancanza di energia, frequente bisogno di urinare etc. Fortunatamente non sono tutti presenti contemporaneamente. E meno male! Alcune persone sperimentano l’ansia con un tipo di attivazione fisiologica, altre con altri tipi di attivazione.  A tutti capita di sperimentare ansia in alcune circostanze, il problema c’è quando l’ansia diventa costante e pervasiva. Accade di svegliarsi già stanchi, con una sensazione di apprensione e preoccupazione per la giornata che si ha davanti a sé. Con l’ansia costante, ogni giorno viene percepito lungo e faticoso da vivere. In questo caso, si soffre di un disturbo definito “Disturbo d’ansia generalizzato”. Molte persone, per fronteggiarlo, ricorrono agli ansiolitici, prescritti dal medico di base, o dallo psichiatra. Di solito preferiamo il medico di base perché ricorrere allo psichiatra ci farebbe apparire “pazzi” ai nostri occhi e/o a quelli degli altri. Molte altre persone tollerano questo stato senza riuscire a chiedere aiuto, hanno la credenza di dovercela fare da sole, e/o sono guidate dai consigli di parenti, amici. Questi ultimi dicono loro che devono “fortificarsi”, che ce la devono fare da sole, il risultato dipende dalla loro volontà (devi essere tu…). Allora gli ansiosi continuano la loro estenuante lotta contro l’ansia e si sentono anche un po’ stupidi perché l’ansia non passa. Il fai da te, per stare meglio, attiva spesso il meccanismo di paragonarsi a chi sta peggio; allora gli ansiosi possono pensare che in Africa i bambini muoiono per la fame, che ci sono bambini molto piccoli che si ammalano di cancro, sono quelli i veri drammi! In quei momenti finiscono per percepirsi anche superficiali, immaturi e si rimproverano per non riuscire ad essere sereni. La fame nel mondo, alcune malattie organiche sono un dramma, lo è tutto ciò di spiacevole a cui si può paragonare la propria patologia, con l’obbiettivo di sentirsi meglio, ma questi paragoni non sono pertinenti: l’ansia generalizzata è un disturbo, è un problema che arreca molta sofferenza. Chi ha un disturbo d’ansia generalizzato sta vivendo un periodo in cui si preoccupa e rimugina su molte cose. Le preoccupazioni degli ansiosi possono vertere su diverse tematiche: la famiglia, la salute, i figli, il lavoro. Gli ansiosi riconoscono che preoccuparsi aggrava il proprio stato, provano a non farlo, ma senza riuscirci. Talvolta possono trascorrere anni restando in questa situazione che sfianca e logora. Anche l’idea di andare dallo psicologo provoca dell’ansia! A volte è già difficile fare “quella telefonata”. Dal momento in cui si comincia a pensarci a quello in cui si agisce, possono passare mesi, talvolta anche anni. Ci sono ancora molte credenze da sfatare riguardo la psicoterapia, nonostante sia aumentato di molto il numero delle persone che scelgono di seguire un percorso di questo tipo. Di recente, un paziente adulto ma che vive nella famiglia di origine, alla sua prima seduta, mi ha detto di non aver reso i genitori partecipi della decisione di intraprendere un percorso di cura perché questi ultimi non credono nella psicoterapia.  Ebbene la psicoterapia non è una fede, molto male se lo fosse! Se sceglierai di seguire un percorso di psicoterapia ti troverai di fronte ad un professionista, laureato e specializzato in una branca della psicoterapia (le psicoterapie sono diverse) con in più la sua esperienza clinica. Molto probabilmente sarà una persona empatica, che avrà dalla sua parte una “cassetta degli attrezzi” contenente tecniche di intervento e saprà fornirti gli strumenti per fronteggiare i tuoi disagi; in questo caso specifico sarà in grado di aiutarti a fronteggiare il tuo disturbo d’ansia. Se sceglierai un terapeuta cognitivo comportamentale, non starai steso su un lettino, ma seduto di fronte a lui, la seduta inizierà probabilmente con il tuo racconto di quando hai cominciato a stare male, delle situazioni in cui si attiva di più l’ansia… Nel corso delle sedute, cooperando con il terapeuta, riscriverai quel racconto, incasellerai dei pezzi. Il terapeuta ti fornirà degli strumenti che aumenteranno la consapevolezza dei pensieri che ti creano ansia. In psicoterapia cognitiva, i pensieri sotto la soglia di coscienza, vengono chiamati pensieri automatici; una volta imparato ad individuarli li potrai collegare più facilmente alle tue emozioni e crescerà in te la consapevolezza dell’origine delle tue azioni/reazioni. Questo è solo il punto di partenza. Identificherai i pensieri, li metterai in discussione; nel caso tu stessi mettendo in atto degli evitamenti (non guidare la sera, non prendere l’aereo etc.) ti esporrai secondo un programma concordato e graduale, alle situazioni che stai evitando, iniziando dalle meno temute; questo sarà possibile perché intanto avrai acquisito tecniche per regolare l’ansia. Farai un lavoro  sulla paura di avere paura, e su quelle che vengono definite emozioni secondarie che ti ostacolano nella regolazione dell’ansia, per esempio ti vergogni di avere paura? Pian piano toglierai dei pesi, li lascerai andare… Non sempre i pesi sono fuori di noi, talvolta sono dentro, presenti come credenze, come un “dover essere”, come controllo, perfezionismo… Ognuno ha i suoi pesi, i nostri pesi guidano il comportamento e quello che viviamo, o non viviamo, li rafforza a sua volta. Questi sono solo alcuni aspetti di un processo che la terapia apre, e che prosegue seguendo il ritmo del tuo passo. Questo processo ti porterà a comprendere che puoi modificarti molto di più rispetto a quanto credi.
 
 

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    Dott.ssa Assunta Giuliano
    ​Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale

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