Disturbo bipolare
Il disturbo bipolare comprende una serie di sindromi (insieme di segni e sintomi) la cui caratteristica principale è rappresentata da cambiamenti del tono dell’umore in senso patologico. Oscillazioni fisiologiche del tono dell’umore, tra gli estremi della tristezza e della gioia, sono esperienze comuni e quotidiane, in genere scatenate da agenti esterni.
Nei disturbi dell’umore questi meccanismi fisiologici sono alterati: i cambiamenti dell’umore diventano patologici e dunque problematici a causa di alcune caratteristiche che li distinguono dalle normali oscillazioni: sono non prevedibili, incontrollabili, prolungati, estremi, eccessivi, accompagnati da altri cambiamenti associati, nei pensieri, nel modo di comportarsi e anche nei sistemi biologici, tutte modificazioni che compromettono il funzionamento giornaliero, inoltre sconvolgono il modo di vivere, causando problemi significativi in colui che ne soffre e/o agli altri (Scott, 2001).
Le emozioni di una persona affetta dal Disturbo bipolare possono passare in tempi rapidi da un profondo stato depressivo ad un’eccitazione smodata, senza nessuna ragione apparente. Nella fase maniacale, il disturbo si manifesta tipicamente in forme di disinibizione esasperata e in altri comportamenti eccessivi e socialmente inappropriati. Al contrario, le fasi depressive possono risultare talmente gravi da portare anche ad episodi di autolesionismo. L’abuso di alcol e droghe associato al Disturbo bipolare non è infrequente.
All'interno della categoria dei disturbi bipolari troviamo:
Il Disturbo bipolare tipo I è caratterizzato dall'alternanza di fasi depressive e maniacali o miste, o dalla sola presenza di ricorrenti episodi maniacali. Generalmente la fase maniacale e la fase depressiva si susseguono senza la presenza di un intervallo libero; in altre forme, al contrario, è presente un periodo di umore stabile (eutimia) tra una fase e l’altra.
Il disturbo bipolare di tipo II è caratterizzato da episodi di depressione maggiore e da stati qualitativamente simili alla mania, ma meno intensi, denominati: ipomaniacali.
Il disturbo ciclotimico è caratterizzato da un’alterazione cronica dell’umore, presente consecutivamente per almeno due anni. Per porre diagnosi di disturbo ciclotimico è necessaria la presenza di diversi episodi ipomaniacali e di periodi con sintomi depressivi; la sintomatologia depressiva non raggiunge i criteri di gravità e durata dell’Episodio Depressivo Maggiore. L’esordio è spesso precoce, nell'adolescenza o nella prima età adulta.
Quanto è diffuso il disturbo bipolare?
Si stima che circa l’1% della popolazione è affetto da disturbo bipolare. Le probabilità sono le medesime tra maschi e femmine. Solitamente il primo episodio della sindrome maniaco-depressiva si sviluppa nella tarda adolescenza o nella prima età adulta, per poi ricorrere nuovamente, in maniera più o meno frequente, nel corso del tempo. Colpendo l’1,13-1,7% della popolazione il disturbo bipolare rappresenta attualmente un rilevante problema di sanità pubblica, collocandosi al quinto posto in termini di disabilità autoriferita.
Quali sono le cause del disturbo bipolare?
L’età d’esordio del disturbo bipolare tende ad essere più bassa rispetto alla depressione maggiore, con un età media di 18 anni per il disturbo bipolare tipo I e di 22 anni per il disturbo bipolare tipo II. Pur non essendo chiara l’eziologia del disturbo bipolare, sono state formulate diverse ipotesi che sostengono l’idea di una patogenesi multifattoriale del disturbo. Non esiste un’unica ragione alla base dell’insorgenza del disturbo bipolare, ma è dimostrata la familiarità della malattia, il che lascia presupporre che i fattori genetici giochino un ruolo rilevante nella vulnerabilità al disturbo. Altri fattori che hanno un ruolo importante possono essere gli eventi particolarmente stressanti, il consumo eccessivo di alcol, le irregolarità gravi del sonno, ecc.
Trattamento psicoterapeutico del disturbo bipolare
Lo scopo del trattamento psicoterapeutico consiste nel ridurre la frequenza e la gravità degli episodi maniacali e depressivi, nonché prevenire le ricadute future. La maggior parte delle persone affette da disturbo bipolare necessita anche di lunghi trattamenti farmacologici, combinando sia farmaci finalizzati alla stabilizzazione dell’umore, sia tranquillanti più efficaci nei periodi acuti.
Nei momenti più difficili (nel caso, ad esempio, di comportamenti pericolosi e di azioni di autolesionismo irreversibili) è indicato il ricovero ospedaliero per disporre di un trattamento intensivo sotto il costante controllo medico. Vismara et al. (2018) hanno sottolineato come i comportamenti suicidari siano estremamente comuni tra individui affetti da disturbo bipolare (BD), oltre ad essere responsabili di un considerevole carico di malattia per i pazienti e gli operatori sanitari. La Terapia Cognitivo – Comportamentale, insieme a una terapia familiare, può svolgere comunque un ruolo benefico, fornendo innanzitutto le necessarie conoscenze per capire l’impatto della malattia sull'individuo e sulle relazioni familiari.
La terapia fornisce, inoltre, conoscenze e strumenti utili per affrontare gli episodi maniacali e depressivi maggiori. Ad esempio, è dimostrato che tenere comportamenti regolari rispetto all'alimentazione, al sonno e, più in generale, rispetto alle proprie attività, può risultare utile nell'evitare gli eccessivi squilibri dell’umore. Perciò, è utile che il soggetto disturbato tenga un diario delle emozioni e delle attività affinché non si abbandoni a comportamenti eccessivi. Il diario, infatti, permette di individuare gli eventi particolarmente stressanti e nocivi per il soggetto, i segnali che un episodio maniacale o depressivo sta arrivando, e conseguentemente consente di escogitare appropriate strategie di risposta.
L’intervento psico-educativo si propone come una strategia complementare al trattamento farmacologico, attraverso “l’informazione” del paziente basandosi sull'assioma che esiste una stretta relazione tra la conoscenza che il paziente ha della propria malattia e il miglioramento del decorso della stessa.
La mania
“Quando stai su è tremendo". Le idee e le sensazioni sono veloci e frequenti come stelle che sparano e tu le segui finché non ne trovi delle migliori e più brillanti. La timidezza se ne va. Improvvisamente, le parole e i gesti giusti stanno là, il potere di accattivarsi gli altri viene sentita come una certezza. Sensazioni di facilità, intensità, potenza, benessere, onnipotenza finanziaria ed euforia pervadono il proprio midollo” Kay Redfield Jamison, Una Mente Inquieta, 2012.
La caratteristica della mania è una elevazione del tono dell’umore. Contrariamente all'episodio depressivo, questo stato è estremamente instabile ed è sufficiente spesso un modesto stimolo stressante esterno affinché subentrino rabbia, irritabilità, aggressività o profonda tristezza, fluttuazioni solitamente di breve durata, con ritorno, nel giro di qualche minuto o di qualche ora, alla precedente condizione di euforia.
Talvolta il tono dell’umore prevalente è quello della disforia: il soggetto appare volubile, polemico, scontroso, intollerante e aggressivo nei confronti degli altri.
A questo si associa un aumento dell’attività motoria e dell’energia: non si riesce a stare fermi a lungo; la mimica e la gestualità appaiono estremamente vivaci, esagerate e mutevoli; l’abbigliamento è spesso vistoso, bizzarro, dai colori accesi, nelle forme più gravi prevalgono disordine e scarsa igiene personale. E’ presente logorrea, il tono della voce è alto, il linguaggio è prolisso. È evidente un incremento delle attività lavorative e degli hobbies che però non è finalizzato: con il progredire della malattia le attività divengono sempre più intense fino ad apparire disorganizzate e confuse, con perdita della capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati e forte diminuzione della produttività.
Il soggetto molto spesso assume comportamenti potenzialmente rischiosi in virtù della convinzione di “potercela fare” e si lancia in imprese azzardate, impulsive, a volte illegali (spese esagerate e futili, non adeguate alle proprie possibilità, guida spericolata, gioco d’azzardo, atti osceni), mosso da una sensazione di onnipotenza per cui vengono a mancare regole e vincoli. Quando l’eccitamento motorio è grave sono possibili comportamenti francamente patologici, in cui il soggetto può ballare e cantare in pubblico, denudarsi, oppure diventare violento o aggressivo, sia verbalmente che fisicamente, verso oggetti o persone o altrimenti mettere in atto impulsivamente tentativi di suicidio.
Il contenuto del pensiero è rappresentato nelle forme più lievi da idee di grandezza, con ipervalutazione delle proprie capacità e delle proprie risorse; nelle forme più gravi si arriva allo sviluppo di deliri.
Nell’episodio maniacale è costante una diminuzione delle ore totali di sonno per mancanza della sensazione di stanchezza, aumento o riduzione dell’appetito, aumento del desiderio sessuale. La durata dell’episodio maniacale varia da alcuni giorni a 4-6 mesi e raramente si cronicizza. Nella maggioranza dei pazienti manca una coscienza di malattia, il soggetto raramente si rende conto della natura patologica della sua condizione, è convinto di stare bene e può reagire con aggressività se viene contraddetto.
Il disturbo bipolare comprende una serie di sindromi (insieme di segni e sintomi) la cui caratteristica principale è rappresentata da cambiamenti del tono dell’umore in senso patologico. Oscillazioni fisiologiche del tono dell’umore, tra gli estremi della tristezza e della gioia, sono esperienze comuni e quotidiane, in genere scatenate da agenti esterni.
Nei disturbi dell’umore questi meccanismi fisiologici sono alterati: i cambiamenti dell’umore diventano patologici e dunque problematici a causa di alcune caratteristiche che li distinguono dalle normali oscillazioni: sono non prevedibili, incontrollabili, prolungati, estremi, eccessivi, accompagnati da altri cambiamenti associati, nei pensieri, nel modo di comportarsi e anche nei sistemi biologici, tutte modificazioni che compromettono il funzionamento giornaliero, inoltre sconvolgono il modo di vivere, causando problemi significativi in colui che ne soffre e/o agli altri (Scott, 2001).
Le emozioni di una persona affetta dal Disturbo bipolare possono passare in tempi rapidi da un profondo stato depressivo ad un’eccitazione smodata, senza nessuna ragione apparente. Nella fase maniacale, il disturbo si manifesta tipicamente in forme di disinibizione esasperata e in altri comportamenti eccessivi e socialmente inappropriati. Al contrario, le fasi depressive possono risultare talmente gravi da portare anche ad episodi di autolesionismo. L’abuso di alcol e droghe associato al Disturbo bipolare non è infrequente.
All'interno della categoria dei disturbi bipolari troviamo:
Il Disturbo bipolare tipo I è caratterizzato dall'alternanza di fasi depressive e maniacali o miste, o dalla sola presenza di ricorrenti episodi maniacali. Generalmente la fase maniacale e la fase depressiva si susseguono senza la presenza di un intervallo libero; in altre forme, al contrario, è presente un periodo di umore stabile (eutimia) tra una fase e l’altra.
Il disturbo bipolare di tipo II è caratterizzato da episodi di depressione maggiore e da stati qualitativamente simili alla mania, ma meno intensi, denominati: ipomaniacali.
Il disturbo ciclotimico è caratterizzato da un’alterazione cronica dell’umore, presente consecutivamente per almeno due anni. Per porre diagnosi di disturbo ciclotimico è necessaria la presenza di diversi episodi ipomaniacali e di periodi con sintomi depressivi; la sintomatologia depressiva non raggiunge i criteri di gravità e durata dell’Episodio Depressivo Maggiore. L’esordio è spesso precoce, nell'adolescenza o nella prima età adulta.
Quanto è diffuso il disturbo bipolare?
Si stima che circa l’1% della popolazione è affetto da disturbo bipolare. Le probabilità sono le medesime tra maschi e femmine. Solitamente il primo episodio della sindrome maniaco-depressiva si sviluppa nella tarda adolescenza o nella prima età adulta, per poi ricorrere nuovamente, in maniera più o meno frequente, nel corso del tempo. Colpendo l’1,13-1,7% della popolazione il disturbo bipolare rappresenta attualmente un rilevante problema di sanità pubblica, collocandosi al quinto posto in termini di disabilità autoriferita.
Quali sono le cause del disturbo bipolare?
L’età d’esordio del disturbo bipolare tende ad essere più bassa rispetto alla depressione maggiore, con un età media di 18 anni per il disturbo bipolare tipo I e di 22 anni per il disturbo bipolare tipo II. Pur non essendo chiara l’eziologia del disturbo bipolare, sono state formulate diverse ipotesi che sostengono l’idea di una patogenesi multifattoriale del disturbo. Non esiste un’unica ragione alla base dell’insorgenza del disturbo bipolare, ma è dimostrata la familiarità della malattia, il che lascia presupporre che i fattori genetici giochino un ruolo rilevante nella vulnerabilità al disturbo. Altri fattori che hanno un ruolo importante possono essere gli eventi particolarmente stressanti, il consumo eccessivo di alcol, le irregolarità gravi del sonno, ecc.
Trattamento psicoterapeutico del disturbo bipolare
Lo scopo del trattamento psicoterapeutico consiste nel ridurre la frequenza e la gravità degli episodi maniacali e depressivi, nonché prevenire le ricadute future. La maggior parte delle persone affette da disturbo bipolare necessita anche di lunghi trattamenti farmacologici, combinando sia farmaci finalizzati alla stabilizzazione dell’umore, sia tranquillanti più efficaci nei periodi acuti.
Nei momenti più difficili (nel caso, ad esempio, di comportamenti pericolosi e di azioni di autolesionismo irreversibili) è indicato il ricovero ospedaliero per disporre di un trattamento intensivo sotto il costante controllo medico. Vismara et al. (2018) hanno sottolineato come i comportamenti suicidari siano estremamente comuni tra individui affetti da disturbo bipolare (BD), oltre ad essere responsabili di un considerevole carico di malattia per i pazienti e gli operatori sanitari. La Terapia Cognitivo – Comportamentale, insieme a una terapia familiare, può svolgere comunque un ruolo benefico, fornendo innanzitutto le necessarie conoscenze per capire l’impatto della malattia sull'individuo e sulle relazioni familiari.
La terapia fornisce, inoltre, conoscenze e strumenti utili per affrontare gli episodi maniacali e depressivi maggiori. Ad esempio, è dimostrato che tenere comportamenti regolari rispetto all'alimentazione, al sonno e, più in generale, rispetto alle proprie attività, può risultare utile nell'evitare gli eccessivi squilibri dell’umore. Perciò, è utile che il soggetto disturbato tenga un diario delle emozioni e delle attività affinché non si abbandoni a comportamenti eccessivi. Il diario, infatti, permette di individuare gli eventi particolarmente stressanti e nocivi per il soggetto, i segnali che un episodio maniacale o depressivo sta arrivando, e conseguentemente consente di escogitare appropriate strategie di risposta.
L’intervento psico-educativo si propone come una strategia complementare al trattamento farmacologico, attraverso “l’informazione” del paziente basandosi sull'assioma che esiste una stretta relazione tra la conoscenza che il paziente ha della propria malattia e il miglioramento del decorso della stessa.
La mania
“Quando stai su è tremendo". Le idee e le sensazioni sono veloci e frequenti come stelle che sparano e tu le segui finché non ne trovi delle migliori e più brillanti. La timidezza se ne va. Improvvisamente, le parole e i gesti giusti stanno là, il potere di accattivarsi gli altri viene sentita come una certezza. Sensazioni di facilità, intensità, potenza, benessere, onnipotenza finanziaria ed euforia pervadono il proprio midollo” Kay Redfield Jamison, Una Mente Inquieta, 2012.
La caratteristica della mania è una elevazione del tono dell’umore. Contrariamente all'episodio depressivo, questo stato è estremamente instabile ed è sufficiente spesso un modesto stimolo stressante esterno affinché subentrino rabbia, irritabilità, aggressività o profonda tristezza, fluttuazioni solitamente di breve durata, con ritorno, nel giro di qualche minuto o di qualche ora, alla precedente condizione di euforia.
Talvolta il tono dell’umore prevalente è quello della disforia: il soggetto appare volubile, polemico, scontroso, intollerante e aggressivo nei confronti degli altri.
A questo si associa un aumento dell’attività motoria e dell’energia: non si riesce a stare fermi a lungo; la mimica e la gestualità appaiono estremamente vivaci, esagerate e mutevoli; l’abbigliamento è spesso vistoso, bizzarro, dai colori accesi, nelle forme più gravi prevalgono disordine e scarsa igiene personale. E’ presente logorrea, il tono della voce è alto, il linguaggio è prolisso. È evidente un incremento delle attività lavorative e degli hobbies che però non è finalizzato: con il progredire della malattia le attività divengono sempre più intense fino ad apparire disorganizzate e confuse, con perdita della capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati e forte diminuzione della produttività.
Il soggetto molto spesso assume comportamenti potenzialmente rischiosi in virtù della convinzione di “potercela fare” e si lancia in imprese azzardate, impulsive, a volte illegali (spese esagerate e futili, non adeguate alle proprie possibilità, guida spericolata, gioco d’azzardo, atti osceni), mosso da una sensazione di onnipotenza per cui vengono a mancare regole e vincoli. Quando l’eccitamento motorio è grave sono possibili comportamenti francamente patologici, in cui il soggetto può ballare e cantare in pubblico, denudarsi, oppure diventare violento o aggressivo, sia verbalmente che fisicamente, verso oggetti o persone o altrimenti mettere in atto impulsivamente tentativi di suicidio.
Il contenuto del pensiero è rappresentato nelle forme più lievi da idee di grandezza, con ipervalutazione delle proprie capacità e delle proprie risorse; nelle forme più gravi si arriva allo sviluppo di deliri.
Nell’episodio maniacale è costante una diminuzione delle ore totali di sonno per mancanza della sensazione di stanchezza, aumento o riduzione dell’appetito, aumento del desiderio sessuale. La durata dell’episodio maniacale varia da alcuni giorni a 4-6 mesi e raramente si cronicizza. Nella maggioranza dei pazienti manca una coscienza di malattia, il soggetto raramente si rende conto della natura patologica della sua condizione, è convinto di stare bene e può reagire con aggressività se viene contraddetto.